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Nell’immaginario collettivo la raccolta delle olive evoca sentimenti felici e calore familiare. Durante il lavoro c’è sempre il tempo per una battuta o per uno spuntino locale.
Purtroppo però questi momenti familiari non sempre riescono a compensare l’amarezza dei produttori. Gli ultimi dati della Coldiretti parlano di un miglioramento rispetto all’annata precedente, ma non bisogna dimenticare che i numeri raccolti l’anno scorso sono stati negativi. Forse una delle annate peggiori degli ultimi anni. Quest’anno invece i produttori, soprattutto del centro Sud possono tirare un sospiro di sollievo perchè le piogge di settembre hanno contrastato l’azione del caldo torrido registrato durante l’estate. In questo modo le olive sono riuscite a maturare ed a raggiungere la consistenza ed il giusto colore per poter essere spremute.
Per coloro che magari sono meno avvezzi al processo di produzione possiamo ricordare che la fase di lavorazione ha inizio con la molitura. Questa ha lo scopo di rompere le pareti delle cellule e far fuoriuscire i succhi tramite azioni meccaniche che provocano lo sfregamento dei frammenti del nocciolo sulle polpe. La pasta ottenuta dopo questa fase di lavorazione è detta “pasta d’olio” ed è composta da olio, acqua e parti solide. A questo punto si passa alla gramolatura: si usano le gramole o gramolatrici, che hanno lo scopo di rompere, tramite il rimescolamento, l’emulsione di olio e acqua proveniente dalla fase della molitura. Da sottolineare che l’intera fase di estrazione avviene attraverso procedimenti meccanici. In questo modo si distinguono merceologicamente gli oli “vergini” da quelli ottenuti mediante processi basati su metodi fisici e chimici. Attraverso l’azione meccanica le gocce d’olio tendono a separarsi automaticamente dall’acqua e questa fase può durare dai 20 ai 40 minuti. A questo punto l’olio verrà filtrato e imbottigliato per essere venduto.
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